Cacciatori di teste
A cura di Massimiliano Fabbri
Pescherie della Rocca Lugo RA
8 dicembre 2014 - 6 gennaio 2015
Valerio
Adami, Marco Astorri,
Giulio Avveduti, Lucia Baldini,
L. Balzoni, Cesare Baracca, Paolo
Barbieri, Giuseppe
Bartoli, Riccardo Baruzzi,
Vittoriana
Benini, Luigi Annibale Bergamini, Massimo Brancaleoni, Violetta Branzanti, Remo
Brindisi, Ezio
Camorani, Giovanni Cappelli, Sauro
Cardinali, Roberto
Casadio, Sandro Chia, Carlo
Cicognani, Mauro Soave Conti, Nino Cortesi, Primo Costa, Dioscoride, Piero Dosi,
Massimiliano Fabbri, Tano Festa, Umberto
Folli, Giovanni Frangi, Mimmo Germanà, Andrea
Ghetti, Gaetano
Giangrandi, Alberto Giunchi, Virgilio
Guidi, Francesco Izzo, Maurizio
Lanzillotta, Bengt
Lindstrom, Anna
Liverani Barberini, Piero Manai, Mino Maccari, Gian Ruggero Manzoni, Anacleto
Margotti, Pierina
Martelli, Pasquale Martini, Giuseppe
Mazzotti, Giorgio
Merli, Enzo
Morelli, Mattia Moreni, Claudio Neri,
Ettore Panighi,
Domenico Panighi, Osvaldo Piracccini, Fortunato Pirazzini, Velda
Ponti, Franco Pozzi, Esodo
Pratelli, Arturo
Prins, Massimo
Pulini, Giovanni Romagnoli, Giulio Ruffini, Nicola Samorì, Germano
Sartelli, Giannetto Savini,
Roberto Sella, Olga Settembrini, Vanni Spazzoli, Lorenzo
Tornabuoni, Ermanno Toschi,
Soter Y., Luigi Varoli, Francesco Verlicchi, Federico Zanzi, Giuseppina Zardi, Colette Wehrmeister
Cacciatori
di teste è il progetto e la storia di una chiamata che si
concretizzerà in un esteso museo temporaneo composto da una
moltitudine di ritratti e teste provenienti da diverse ed eterogenee
raccolte private; a partire infatti da alcune tra le più ricche e
interessanti collezioni presenti sul territorio, si allestirà una
grande quadreria capace di condensare il meglio del volto dipinto,
ricercato, inseguito e raccolto dal collezionismo locale, a partire
dal primo Novecento ai giorni nostri. Un vero e proprio mosaico di
sguardi, uno specchio che non si limiterà a riflettere un punto di
vista univoco o a rilanciare esclusivamente la narrazione sui più
importanti autori romagnoli della prima parte del secolo scorso, ma
che terrà conto di un arco cronologico più ampio, per meglio
rendere giustizia ai diversi sguardi e percorsi dei collezionisti
coinvolti; raccontando, per lampi e bagliori, curiosità,
innamoramenti, ossessioni e traiettorie di chi ha effettivamente
costruito negli anni queste preziose raccolte, veri e propri musei
privati che conservano, non solo opere ovviamente, ma anche, alla
stregua di diari e intimi archivi, testimonianze affettive e pezzi e
storie di vita e incontri, crescendo, sviluppandosi e precisandosi
nel tempo con un andamento quasi vegetale, come guidato
da un segreto e silenzioso ordine interno che le muove e governa.
La quadreria vivrà così,
inevitabilmente, anche di scarti non ortodossi e presenze talvolta
incongruenti, sguardi plurali, quelli
dei molti artisti presenti nonché quelli, altrettanto ricercati e
fondamentali in questo disegno, dei proprietari dei dipinti; da
Varoli e Folli a Avveduti, Ruffini, Verlicchi e Panighi, e
naturalmente Moreni e Sartelli, e poi Manai, fino a giungere e
toccare le più significative esperienze contemporanee locali come
nel caso di Piero Dosi, Francesco Izzo, Nicola Samorì, Vanni
Spazzoli, Lucia Baldini...
Cacciatori
di teste è il pensiero e architettura di un articolato museo
immaginario e nascosto che si apre e svela, concedendo e schiudendo
sorprese e visioni; un museo parziale, arbitrario e imperfetto,
effimero, incompiuto, non rispondente tanto a criteri scientifici ma
piuttosto governato da suggestioni, sensibilità, affinità elettive
e problemi di natura puramente estetica, svelante connessioni e
contrasti, rimandi interni e fughe. Eppure crediamo che questa
operazione, che parte dallo sguardo privato e personale dei
collezionisti, e dalle visite alle case che questo sguardo
custodiscono gelosamente, tratteggiando e trattenendo personali
geografie sentimentali, sia capace di raccontare, integrare,
estendere e completare la narrazione, ricerca e studio sui luoghi,
memorie e presenze portata avanti dai nostri musei e istituzioni,
creando un'imperdibile mappatura, aperta e non finita, di ciò che è
stato e continua a essere e cresce e si accumula e stratifica
tuttora; storie e tempi che si alimentano, fiumi carsici che scorrono
sotto, pronti, prima o poi, a riemergere.
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