Museo
Civico Luigi Varoli Cotignola
FAR Fabbrica Arte Rimini
4.12.2015
> 24.1.2016
Mattia
Moreni – Nicola Samorì
La disciplina della carne
A
cura di Massimiliano Fabbri e Massimo Pulini
con
la collaborazione di Annamaria Bernucci e Giovanni Barberini
e
un testo critico di Alberto Zanchetta
Inaugurazione
Cotignola
venerdì 4 dicembre 2015 ore 18.30
Rimini
sabato 5 dicembre 2015 ore 18
Museo
Civico Luigi Varoli [Palazzo Sforza e Casa Varoli]
corso
sforza 21 e 24 cotignola ra
orario
di apertura: giovedì e venerdì 15.30-18.30
sabato,
domenica e festivi 10-12 / 15.30-18.30
chiuso
il 25 dicembre e 1° gennaio
FAR
| galleria comunale d’arte moderna e contemporanea
piazza
cavour rimini
orario
di apertura: 10-13 / 16-19
chiuso
i lunedì non festivi
aperto
il pomeriggio del 25 dicembre e del 1° gennaio
L'ingresso
alle mostre è gratuito
Venerdì
4 e sabato 5 dicembre 2015 apriranno in sequenza, prima a
Cotignola poi a Rimini, le
due sezioni di una mostra che mette a confronto, attraverso un
sorprendente e serrato dialogo tra oltre sessanta dipinti e alcune
sculture, due importanti artisti italiani che hanno fatto
dell'ossessione della materia uno degli snodi principali della loro
ricerca e sperimentazione.
Mattia
Moreni e Nicola Samorì sono artisti di diversa generazione e
percorsi: ad accomunarli una pittura intesa come luogo di attrito e
scontro fertile tra le ragioni romantiche del gesto e una lucida
riflessione intellettuale, spietata e incessante, sui limiti e
possibilità della pittura stessa, linguaggio antichissimo che i due
forzano e mettono costantemente alla prova alla scoperta di nuovi
modi di vedere, a far scaturire altre immagini ancora potenti e
violente, capaci di scardinare e far saltare le nostre abitudini
visive.
Una
pittura, quella che qui si mette in scena, che non di rado sfocia e
anela alla scultura, e la mostra non mancherà di far dialogare oltre
ai due autori, anche questi due linguaggi.
La
mostra, che si divide in due sezioni distinte e complementari,
intreccia e mette in dialogo, all'interno del percorso espositivo, le
opere di entrambi, alla ricerca di inattese e cortocircuitanti
affinità e sintonie, contrasti evidenti e distanze siderali; che le
differenze tra i due artisti sono molte e lampanti, ma non pochi e
niente affatto superficiali anche i punti di contatto e convergenza
che questa mostra dissemina e svela lungo il suo articolato percorso.
Il
doppio, una sorta di drammatica dualità tra natura e cultura, tra
immagine e sua sparizione, tra materia grondante e pelli pittoriche
raffinate e sottilissime, tra razionalità, furia e assalti, potrebbe
quindi essere una sorta di filo che ci guida e orienta all'interno di
questo tenebroso labirinto rischiarato da luci bianche e lunari; una
dualità che rappresenta anche una delle tante possibili geografie
della pittura oggi, una mappa che si disegna tenendo insieme un
artista nel pieno della sua battaglia, e un altro che non smette
certo di rinnovare stupori e riflessioni grazie a dipinti niente
affatto offuscati o scalfiti dalla patina del tempo trascorso.
La
mostra è frutto della stretta collaborazione di due realtà tra le
più attive sulle arti visive contemporanee all'interno del panorama
romagnolo e non solo: FAR la fabbrica delle arti di Rimini che tra i
molti progetti e mostre presentate, e di cui è impossibile tener
conto in poche righe, si distingue per la Biennale del Disegno,
indagine necessaria e attesa che si è ritagliata uno spazio di
osservazione privilegiato su quello che è uno dei linguaggi e
pratiche più vitali del contemporaneo; l'altro luogo è il Museo
Civico Luigi Varoli di Cotignola in provincia di Ravenna, da cui ha
preso forma il progetto Selvatico, rete tra luoghi, persone e cose,
tra artisti e collezioni museali: Selvatico è una mappa che ha
coinvolto in questi anni un numero considerevole di autori, di varia
provenienza, ambiti e discipline, in ramificati percorsi espositivi
che sempre si intrecciano e dialogano con gli spazi espositivi e i
luoghi, alla ricerca di connessioni tra opere, storie e memorie
presenti, portando spesso gli artisti a lavorare in modalità
anomale, anche in veste di curatori, alla ricerca di altri e nuovi
punti di vista. Questa esposizione è anche perciò una sorta di
spora o prolungamento di Selvatico, un approfondimento su due artisti
che hanno più di un punto di contatto con Cotignola.
La
scelta dei due luoghi che accolgono la mostra, oltre a rivelare
perciò le forti sintonie e affinità elettive con le scelte
progettuali di entrambi gli spazi espositivi, permette di costruire
due sezioni molto differenti e capaci di incastrarsi perfettamente
tra loro: nelle stanze di Palazzo Sforza e Casa Varoli gli
autoritratti di Moreni, le sue Marilù che dialogano con i piccoli
volti scorticati di Samorì, infine una stanza dei disegni dove la
similitudine di segno tra i due, è impressionante; a Rimini poi,
negli ampi spazi e sale della FAR una selezione di importanti quadri
di grandi dimensioni, tra cui alcune teste teste monumentali di
Samorì e suoi teatrini dipinti e fantasmi di santi dalla pittura
antica, insieme alle angurie, i cartelli e le baracche per Moreni...
La
mostra, corredata da un importante catalogo in cui figurano quasi
tutte le opere esposte e una campagna fotografica di Daniele Casadio
negli studi dei due artisti, è la storia di un incontro felice,
quello tra due artisti non poi così distanti, e destinati a
intrecciare per un momento i loro percorsi, anche a partire dalla
tesi di laurea che Samorì scrisse proprio sugli ultimi dipinti di
Moreni; e, infine, l'auspicato incontro tra Rimini e Cotignola che ha
permesso di pensare e realizzare questa mostra disobbediente e
militante.
Estratto dai testi in catalogo dei curatori della mostra
Massimiliano Fabbri e Massimo Pulini
Massimiliano Fabbri e Massimo Pulini
La
mostra mette in scena un corpo a corpo tra due autori che della
fascinazione e ossessione per la materia hanno fatto, non solo un
centro e snodo vitale della loro ricerca, ma anche un punto di
partenza e approdo per una continua riflessione sulle possibilità e
limiti della pittura stessa, così come, parallelamente, sulla
drammaticità della rappresentazione e sul rapporto amoroso e
conflittuale con le immagini.
Un
dialogo che mette in luce affinità e divergenze, contrasti
nettissimi e sintonie profonde tra due artisti che, pur non essendosi
mai incontrati, ci sono sembrati in molti modi e molteplici forme
destinati a intrecciare per un momento i loro percorsi, a partire
anche dalla tesi di Nicola Samorì su Mattia Moreni discussa
all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2003, antefatto che può
essere considerato come il primo riconoscimento di somiglianza e
tentativo di avvicinamento da parte dell’artista più giovane.
Tra
le ragioni della mostra è opportuno tenere conto di questa duplicità
messa in atto dal progetto, una duplicità di sguardo prima di tutto,
quello dei due autori, ma anche, in seconda battuta, una duplicità
di luoghi, luoghi e persone che hanno pensato e coltivato l’idea di
questo disubbidiente incontro: Cotignola e Rimini, insieme, a creare
un percorso espositivo che si ramifica e sdoppia in due sedi e
sezioni distinte, decisamente differenti tra loro, eppure capaci di
restituire e chiudersi in un’organica unicità che abbraccia più
compiutamente la complessità dei due artisti e la stratificazione di
materie e significati presenti nelle loro opere.
Museo
Varoli e FAR che in questa occasione si congiungono a tracciare una
possibile mappa sulla pittura oggi e su due autori, infine, non poi
così distanti. E che, in questa carne e pasta pittorica sensuale, e
nella disciplina del gesto e tecnica che prova ad addomesticare la
belva, trovano più di un punto di contatto e sintesi, di convergenza
intellettuale prima ancora che epidermica.
La
mostra affianca a Mattia Moreni un artista vivente, coinvolgendo
Nicola Samorì anche come una sorta di co-curatore e compagno di
strada con cui si sono condivise ricerche, snodi progettuali e
orientamenti, con l’intento di restituire un Moreni forse meno
visto e conosciuto, a partire soprattutto dalla scelta delle opere in
mostra, frutto di una selezione decisamente partigiana e arbitraria,
e di modi di vedere che, man mano che si affinavano e addentravano
nel trasgressivo e affascinante labirinto moreniano, hanno finito per
tralasciare alcune cose a favore di altri periodi e fasi che, oltre a
continuare ad ammaliare e rapire, si prestavano meglio alla
narrazione che si andava tessendo, alla ricerca di incastri,
risonanze ed echi con i fantasmi e i roghi di Samorì.
MF
Sin
dal titolo, la mostra, parla di Disciplina della carne, anche se
aggiungerei il termine dissipazione all’ossimoro che ne deriva, per
meglio chiarire l’antinomia che sta tra rigore e sprezzatura, tra
la fisicità e la speculazione estetica. (...)
Mattia
era dunque lui stesso carne ferita, era un corpo impetuoso e
sfrontato. Volendo, lo si può ancora immaginare nudo, cosparso di
peli e baffi di setola, mentre dipinge angurie sguaiate. Guardando
quei quadri umidi e adiposi di colore, sensuali e irridenti, sembra
evidente che, da lui, la pittura fosse intesa come perenne e
ossessiva pratica erotica. La materia cromatica condivideva le
vischiosità e gli abissi del sesso femminile, le morbidezze e i
sudori dell’amplesso. (...)
La
figura fisica di Nicola Samorì e lo spirito gentile che lo
contraddistingue, non potrebbero essere più distanti dalla visione
dionisiaca e rupestre, satiresca e luciferina, che mi sono fatto di
Moreni. Nicola è chirurgico e filosofico, minuto e insospettabile.
Tuttavia si potrebbe rivelare, agli occhi di qualcuno, un serial
killer dell’arte, un maniacale orafo della ferocia. Per lui la
pittura ha sette strati di pelle, come la nostra carne, come i nostri
pensieri e un grado d’imbalsamazione traspare da quel cristallino
processo esecutivo. I suoi dipinti, irrorati di memoria e di
bellezza, sempre raffinati e mai grevi, giocano sull’equivoco
autolesionistico dell’artista. (...)
È
in questo epicentro carnale che trovano incontro, a qualche decennio
e a qualche generazione di distanza, due artisti come Mattia Moreni e
Nicola Samorì che, attraverso l’apparente dissipazione del talento
e la disciplina della pittura, hanno saputo fecondare la medesima
terra.
MP
a questo link potete scaricare il catalogo della mostra in pdf
http://issuu.com/marilenabenini/docs/2015_catalogo_della_mostra_la_disci/1
a questo link potete scaricare il catalogo della mostra in pdf
http://issuu.com/marilenabenini/docs/2015_catalogo_della_mostra_la_disci/1
La sezione di Cotignola allestita al
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